LA TESTIMONIANZA |
«Pistoia come Pordenone, così mio padre ha perso la vita» |
Era il 24 luglio, poco più di tre mesi fa. Nel poligono di Pistoia Riccardo Tarlati, 60 anni, appassionato cacciatore e fotografo professionista, stava provando la sua carabina. Tarava il cannocchiale in vista della caccia di selezione autorizzata e necessaria per abbattere alcuni ungulati. Quello che è successo poi è stato simile a quando accaduto l'altro giorno in via Tiro a Segno a Pordenone con un epilogo, però, ancora più tragico. Prima una piccola esplosione, poi la grande fiammata che in un attimo ha avvolto la sala concentrandosi in particolare sulle cabine che isolano i tiratori e sui pannelli fonoassorbenti. Nelle pedane di tiro c'erano alcune persone che sono riuscite ad uscire, compreso il direttore che stava sorvegliando l'attività. Qualcuno ha cercato di utilizzare l'estintore, ma ha desistito quasi subito. Tarlati, invece, è rimastointrappolatotra le fiamme. Ha cercato riparo in fondo alla sala avvicinandosi ad una finestrella. È riuscito a gettare all'aperto la carabina che nel frattempo aveva recuperato, ma subito dopo, intossicato dal fumo, si è accasciato a terra ed è stato raggiunto dal fuoco. Immagini terrificanti che sono state riprese dalla telecamere interna installata per ragioni di sicurezza. Anche in quella occasione, come è accaduto a Pordenone, l'incendio è quasi certamente da imputare a una scintilla che ha incendiato le polveri residue che avevanoavvolto la sala. A differenza della Procura di Pordenone quella di Pistoia ha indagato quattro persone: il presidente del poligono, il custode che aveva in carico le pulizie della struttura, un tiratore che era presente e che con l'ultimo sparo avrebbe innescato inconsapevolmente il fuoco e il direttore di tiro che era in sala. Non è tutto. Nelle settimane scorse la magistratura pistoiese ha affidato la perizia ad un tecnico, Paride Minervini, uno dei massimi esperti italiani nel settore balistico e di esplosivi. Sua la consulenza sulla morte dei Nicola Calipari e impegnato anche, come consulente di parte, per il tragico caso del tifoso laziale Gabriele Sandri ucciso da un colpo di pistola nella piazzola autostradale di Arezzo. «Stiamo aspettando l'esito della perizia - ha spiegato ieri Andrea Tarlati, figlio dell'uomo - e quindi sulla vicenda strettamente legata all'inchiesta preferirei non parlare. Quello che mi sento di dire, invece, è che fatti del genere non sono episodici, anzi, capitano molto più spesso di quanto si possa immaginare. Tre anni fa a Prato è accaduta la stessa cosa e mi pare di ricordare che anche a Firenze è avvenuto un fatto simile. Se non sbaglio anche in Friuli Venezia Giulia è già accaduto. A Gorizia. Sono vicino ai feriti dell'incendio di Pordenone, così come sono solidale con i loro familiari e con il dolore che stanno provando. Io ne so qualcosa. Mio padre è morto». Uno dei quesiti che la procura di Pistoia ha chiesto di esplicitare al perito è legato alla pulizia dellepolveri che si depositano a terra e in tutti i pannelli che rivestono la sala tiro. Su questo fronte si è appreso che esiste una direttiva del Genio Militare, non vincolante, ma che indica la tecnica per togliere i residui di polvere. L'intera sala dovrebbe essere pulita ogni mattina prima dell'apertura e ogni sera prima della chiusura. Ogni 15 giorni labonifica dovrebbe avvenire con una impresa specializzata. A Pistoia usavano una idropulitrice, in altri poligoni un particolare aspirapolvere. Come veniva pulita la sala tiro di Pordenone sarà senza dubbio uno dei punti nodali dell'inchiesta. Loris Del Frate |
UNA NOTIZIA FANTASTICA|
15 anni fa
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