mercoledì 10 dicembre 2008
martedì 9 dicembre 2008
ACCUSE
Riporto alcuni stralci mentre il messaggio originale può essere trovato qui e sul sito concentrica
"- consolidare i rapporti con i Ministeri ed i comandi militari?
Caro Presidente, ma quali rapporti?
Forse quelli che ci hanno fatto subire l’imposizioni dello statuto delle sezioni, o l’approvazione annuale dei bilanci, o forse la diffida da parte del Genio Militare inviata a causa del problema agibilità?
Diffida mai resa nota alle Sezioni nonostante ci fosse stato imposto di farlo.
Se questi sono i rapporti da consolidare si salvi chi può!"
devo quindi pensare che i tsn dove sono successi gli incidenti non avevano l'agibilità?
"
- elaborare un programma quadriennale per gli interventi economici alle Sezioni per lavori ai poligoni?
Caro Presidente, dopo la delibera del luglio scorso che assegnava oltre 300.000 euro alle Sezioni per l’acquisto di armi e bersagli elettronici, senza prestare un minimo di attenzione al problema delle agibilità in momenti dove nonostante le tue dichiarazioni all’Espresso nelle quali parli di poligoni “sicuri”, la gente purtroppo muore in poligoni non agibili chi può ancora credere a Lei ed alla promessa di contributi per lavori ai poligoni?"
quindi mio padre è morto perchè si è preferito comprare dei fucili? E i 4 ustionati gravissimi di pordenone sono stati scambiati con dei bersagli?
Io spero di avere delle risposte a queste domande...
venerdì 5 dicembre 2008
Notizie
Mentre Obrist pensa alla sua immagine, nei poligoni si muore, quanto sopra è il bilancio di un quadriennio.
L’Uits di Obrist, sostiene di avere la vigilanza ed il controllo sulle sezioni e fa intendere che è proprietaria delle
strutture e delle armi, invece, quando accadono i disastri lascia nelle mani della magistratura i Presidenti di Sezione,
chiedetelo ai colleghi di Prato, Pistoia e Pordenone che, come tutti i Presidenti, ricoprono gratuitamente la carica.
mercoledì 3 dicembre 2008
LACRIME DI COCCODRILLO
E' cosi che esordiva il sig. DANIELE CECCHI presidente del tsn di Pistoia a poche ore dalla morte di mio Padre. Ed è cosi che ha giustificato (o almeno a fatto dire in giro) la sua assenza al funerale di Riccardo . Non si da pace poverino. E non si danno pace tutti gli altri componenti del consiglio , sia quelli inquisiti che quelli che ne sono rimasti fuori. Sono cosi presi dal chiedersi se ha senso continuare che si sono dimenticati di farcelo sapere personalmente come sarebbe giusto fare in questi casi. O forse erano cosi presi dal riaprire il tsn prima possibile? Tanto prima che a distanza di 5 mesi il poligono di Pistoia può riaprire i battenti e continuare le attività di tiro? Delle due cose non posso che pensare che sia più giusta la seconda visti i tempi record con cui hanno richiesto ed ottenuto il dissequestro dell'immobile e delle linee di tiro.
giovedì 27 novembre 2008
STAMPA:PORDENONE
Scoppio e fiamme in via Tiro a Segno: a giorni sarà celebrato l’incidente probatorio per cercare di ricostruire l’accaduto |
Rogo nel poligono, agibilità sotto tiro |
Gli inquirenti stanno lavorando sul fronte delle autorizzazioni. Scelto il perito |
(Ro) Proseguono a tamburo battente le indagini dei carabinieri per ricostruire le cause dello scoppio e del successivo devastante incendio, accaduto l'1 novembre nella piazzola di tiro della pistola da 15 metri, posta all'interno del Poligono di via Tiro a segno a Pordenone. Nel frattempo restano gravi, ma stabili, le condizioni dei feriti, ancora ricoverati nei centri grandi ustionati di Milano, Parma, Verona e Padova, con prognosi riservati. Resta alto il rischio setticemia per Ettore Mei, Daniele Moras, Liano Grizzo e Fernando Toffolo, che ha fatto registrare dei miglioramenti. Il decorso clinico, anche se molto complesso, sta proseguendo positivamente. Il giudice delle indagini preliminari ha fissato la data dell'incidente probatorio durante il quale verrà affidato l'incarico all'balistica che dovrà ricostruire quanto accaduto nel poligono prima e dopo la fiammata, che ha ridotto in fin di vita i tre soci e il direttore di tiro. Non solo. All'udienza, come procuratori speciali, assisteranno anche rappresentanti dei feriti. Per Ettore Mei, ferito nonché iscritto sul registro degli indagati insieme al presidente del poligono Antonio Carrabba (incendio colposo e lesioni gravi le ipotesi d'accusa) quale procuratrice speciale, ci saranno la figlia e l'avvocato Arnaldo De Vito. Gli inquirenti hanno caldeggiato la nomina del generale Romano Schiavi, di Brescia, uno degli esperti di balistica più noti in Italia, che è stato scelto dal giudice. Nel frattempo sta prendendo sempre più forza l'ipotesi che l'incendio, innescato dalla fiammata di uno sparo, abbia trovato linfa vitale nelle polveri che si erano accumulate sulle spugne dei pannelli ignifughi e fonoassorbenti. Per tale motivo l'indagine si sarebbe concentrata su un'autorizzazione richiesta dalla legge che è definita agibilità al tiro. |
STAMPA:PORDENONE
Scoppio e fiamme in via Tiro a Segno: a giorni sarà celebrato l’incidente probatorio per cercare di ricostruire l’accaduto |
Rogo nel poligono, agibilità sotto tiro |
Gli inquirenti stanno lavorando sul fronte delle autorizzazioni. Scelto il perito |
(Ro) Proseguono a tamburo battente le indagini dei carabinieri per ricostruire le cause dello scoppio e del successivo devastante incendio, accaduto l'1 novembre nella piazzola di tiro della pistola da 15 metri, posta all'interno del Poligono di via Tiro a segno a Pordenone. Nel frattempo restano gravi, ma stabili, le condizioni dei feriti, ancora ricoverati nei centri grandi ustionati di Milano, Parma, Verona e Padova, con prognosi riservati. Resta alto il rischio setticemia per Ettore Mei, Daniele Moras, Liano Grizzo e Fernando Toffolo, che ha fatto registrare dei miglioramenti. Il decorso clinico, anche se molto complesso, sta proseguendo positivamente. Il giudice delle indagini preliminari ha fissato la data dell'incidente probatorio durante il quale verrà affidato l'incarico all'balistica che dovrà ricostruire quanto accaduto nel poligono prima e dopo la fiammata, che ha ridotto in fin di vita i tre soci e il direttore di tiro. Non solo. All'udienza, come procuratori speciali, assisteranno anche rappresentanti dei feriti. Per Ettore Mei, ferito nonché iscritto sul registro degli indagati insieme al presidente del poligono Antonio Carrabba (incendio colposo e lesioni gravi le ipotesi d'accusa) quale procuratrice speciale, ci saranno la figlia e l'avvocato Arnaldo De Vito. Gli inquirenti hanno caldeggiato la nomina del generale Romano Schiavi, di Brescia, uno degli esperti di balistica più noti in Italia, che è stato scelto dal giudice. Nel frattempo sta prendendo sempre più forza l'ipotesi che l'incendio, innescato dalla fiammata di uno sparo, abbia trovato linfa vitale nelle polveri che si erano accumulate sulle spugne dei pannelli ignifughi e fonoassorbenti. Per tale motivo l'indagine si sarebbe concentrata su un'autorizzazione richiesta dalla legge che è definita agibilità al tiro. |
mercoledì 26 novembre 2008
STAMPA , sicurezza dei poligoni
bastanon poche ricerche su internet per capire che di attenzione ne viene prestata ben poca ,prima dell'incidente ed anche dopo , come il triste episodio di pordenone conferma.
Pubblico un elenco di articoli relativi ad episodi analoghi....e non sono pochi :
fuoco e morte nel poligono
il carabiniere, Giuseppe Manco 25 anni, e' morto soffocato dal fumo ; intossicati 10 commilitoni. sconosciute le cause dello scoppio che ha provocato l' incendio
Tragedia alla caserma Montebello per un improvviso incendio durante le esercitazioni di tiro Fuoco e morte nel poligono Carabiniere soffocato dal fumo, intossicati dieci commilitoni
Tragedia ieri mattina nella caserma dei carabinieri "Montebello" in via Vincenzo Monti: un militare e' morto e una decina di suoi commilitoni sono rimasti lievemente intossicati a causa di un incendio scoppiato nel poligono di tiro. La vittima e' il carabiniere scelto Giuseppe Manco, 25 anni, originario di Gallipoli (Lecce). Scapolo, dal novembre del 1990 prestava servizio al nucleo Radiomobile di Lodi. Rimasto intrappolato nel tunnel, e' morto soffocato. Gli altri militari, che avevano respirato il fumo dell' incendio nel tentativo di portare aiuto al loro commilitone, sono stati ricoverati in alcuni ospedali cittadini. Le loro condizioni non destano preoccupazioni. In mattinata sono stati visitati dal comandante generale dell' Arma, Luigi Federici. Il bilancio dell' incidente sarebbe stato molto piu' pesante se fossero esplose le cassette di munizioni. Per fare luce sul grave episodio il ministro dell' Interno, Roberto Maroni . che si trovava a Milano per un incontro con i vigili del fuoco, e che si e' subito recato alla caserma "Montebello" assieme al prefetto Giacomo Rossano, al direttore generale della Protezione civile, Elveno Pastorelli, e al vice questore vicario, Eugenio De Feo . ha disposto la costituzione di due commissioni d' inchiesta. Una, composta da artificieri dell' Esercito e tecnici dei vigili del fuoco, dovra' accertare sia le cause dello scoppio che ha preceduto l' incendio, sia i motivi che hanno consentito alle fiamme di propagarsi cosi' rapidamente in un ambiente che dovrebbe essere a prova d' incendio; l' altra, affidata al prefetto Pastorelli, dovra' esaminare i criteri di sicurezza di tutti i poligoni di tiro esistenti in Italia. La "Montebello", oltre a essere sede di alcuni comandi dell' Arma e del nucleo Radiomobile, dispone del piu' grande poligono di tiro della regione, ricavato all' interno di un ampio capannone costruito quasi di fronte al portone d' ingresso della caserma. Ogni mattina, dal lunedi' al sabato, militari dei vari comandi della Lombardia vi si esercitano con le armi. Ieri era il turno del gruppo di Lodi e una sessantina di militari, tra cui lo sventurato Giuseppe Manco che svolgeva l' incarico di autista del comandante della Radiomobile, tenente Giuseppe Donnarumma, anch' egli rimasto intossicato nell' opera di soccorso, si sono quindi preparati a sparare. Per primo, nel settore delle linee di tiro, e' entrato proprio Giuseppe Manco che aveva il compito di predisporre il materiale per l' esercitazione. A un tratto c' e' stata l' esplosione cui ha subito fatto seguito l' incendio. Cosa l' abbia provocata ancora non e' certo. Sembra che l' ambiente, dopo l' esercitazione di sabato scorso, fosse rimasto saturo di gas (prodotti da migliaia di colpi di pistola) contenenti pulviscolo di piombo, antimonio e bario (assieme formano una miscela altamente infiammabile), non eliminati . per cattivo funzionamento oppure perche' nessuno aveva pensato di azionarlo . dall' impianto di aspirazione. Una scintilla, la fiamma di un accendino possono avere provocato la deflagazione. Le fiamme hanno subito trovato facile esca nel rivestimento delle pareti, in parte di legno ricoperto di materiale spugnoso insonorizzante. Giuseppe Manco, spaventato dall' incendio, deve avere tentato di scappare spingendo il maniglione antipanico reso pero' rovente dal calore. Lo dimostrerebbe la sua mano destra fortemente ustionata. Poi il terrore deve avere preso il sopravvento e il carabiniere, per allontanarsi dal punto dell' incendio, si e' rifugiato in fondo al tunnel di tiro, dove ci sono le sagome, nella speranza di essere soccorso in tempo. Si e' invece infilato in una trappola resa mortale dal fumo che ha invaso l' intero poligono. Il giovane non ha avuto scampo. Richiamati dallo scoppio e dal fumo, sono accorsi gli altri carabinieri che hanno tentato di spegnere le fiamme con gli estintori. Una decina di militari sono cosi' rimasti lievemente intossicati. Tra questi l' ufficiale medico della "Montebello", il sottotenente Francesco Benedetti. L' incendio e' stato poi domato dai vigili del fuoco. Purtroppo per Giuseppe Manco non c' era piu' nulla da fare.
Ambrosini Gianfranco
Pagina 29
(2 agosto 1994) - Corriere della Sera
POLIGONO: ROGO CALCETI, DUE AVVISI DI GARANZIA PER OMICIDIO COLPOSO
Dopo la morte dell'armiere indagati per omicidio colposo il socio che stava sparando e l'addetto ai controlli. Ma non si esclude il corto circuito
Prato, 24 agosto 2006 - Dopo la morte di Edo Carlesi, responsabile dell’armeria del poligono di Galceti — deceduto una settimana fa all’ospedale Gaslini di Genova dopo un mese e mezzo di agonia — l’inchiesta della magistratura sull’incendio che lo scorso 4 luglio distrusse il tirassegno pratese non si basa più sui reati di lesioni e danneggiamento, ma su quello, più grave, di omicidio colposo . Due sarebbero al momento gli indagati per la tragedia. Si tratta dell’unico tesserato — una guardia giurata — che si stava esercitando al tiro con la pistola in quel momento. L’uomo si è già rivolto al suo legale di fiducia. Proprio dalla sua arma sarebbe partito il bossolo incandescente che alcuni testimoni avrebbe indicato come origine delle fiamme. Ma prende corpo anche una seconda ipotesi: corto circuito ad uno dei motori che trasportano i bersagli. L’altro avviso di garanzia avrebbe raggiunto l’adetto alla sorveglianza del poligono per l’eventuale omesso controllo della struttura. La verità sulla dinamica del rogo è contenuta nella relazione dei tecnici dei vigili del fuoco, già depositata in procura. Il punto di innesco dell’incendio è stato individuato con certezza lungo la linea di tiro dei 25 metri. Il pm responsabile dell’inchiesta ha richiesto l’acquisizione delle cartelle cliniche di Carlesi, stroncato dalle conseguenze delle ustioni e dell’inalazione dei vapori incandescenti. E rimane da spiegare, secondo gli inquirenti, la presenza di pannelli in legno all’interno del poligono. Manfredo Candia, presidente della sezione pratese del «Tirassegno nazionale» da otto anni, spiega: «Avevamo una regolare autorizzazione per tutti i reparti del poligono. Le linee di tiro erano state tutte omologate e controllate con periodicità dal Genio militare, incaricato dal ministero della Difesa. Il tirassegno ha più di 5mila tesserati ed esiste da 1883. E’ la prima volta che si verifica un incendio. Sono certo che siano state rispettate tutte le misure di sicurezza, ma credo sia doveroso che l’inchiesta della magistratura faccia il suo corso e chiarisca i fatti. Inizieremo la ricostruzione non appena verranno tolti i sigilli giudiziari».
fonte: Quotidiano.net
lunedì 24 novembre 2008
DATABASE INCIDENTI nei POLIGONI
POLIGONI DISASTRATI:CALTANISSETTA
ANCHE IL SINDACATO DI POLIZIA UILPS COMMENTA QUESTO STATO:LINK
Agrigento, la Polizia costretta ad allenarsi in un poligono di tiro fatiscente.
ECCO LE IMMAGINI CHE RAFFIGURANO L'ASSURDA VICENDA, DAL SAPORE TUTTO ITALIANO, DEL T.S.N. DI CALTANISSETTA . ED E' PROPRIO IN QUESTI LOCALI FATISCENTI CHE I RESPONSABILI DELLA QUESTURA DI AGRIGENTO E DI CALTANISSETTA CONCORDEMENTE INVIAVANO I PROPRI UOMINI AD ADDESTRARSI AL TIRO.
UN POLIGONO DA TIRO DA TERZO MONDO MOLTO PIU' SIMILE AD UNA DISCARICA.
SONO TRASCORSI POCHI GIORNI DA QUEL 1° DI NOVEMBRE 2008 CHE VIDE ESPOLODERE A PORDENONE UN POLIGONO DI TIRO A CAUSA DEGLI AMBIENTI SATURI DA GAS (DA SPARO). MA TALI EPISODI SEMBRANO NON SORTIRE ALCUN EFFETTO NEI CONFRONTI DI CHI ADDDIRITTURA E' PROPOSTO AL CONTROLLO PER UNA PIU' COMPLESSIVA PREVENZIONE.
E' ASSURDO CHE L'AUTORITA' PREPOSTA AL CONTROLLO TOLLERI TALI AMBIENTI E ADDIRITTURA SI CONVENZIONI. INTERVENENDO SOLO DOPO LA SEGNALAZIONE DELLA UILPS CON L'ADOZIONE DI UN PROVVEDIMENTO DI SOSPENSIONE URGENTE A FIRMA DEL QUESTORE DI AGRIGENTO.
LA NOSTRA PERPLESSITA' E' ANCORA MAGGIORE SE PENSIAMO CHE ALLA DIREZIONE DEI TIRI SONO PREPOSTI DEI FUNZIONARI CHE, MALGRADO UNA SITUAZIONE DI EVIDENTE PERICOLO PER IL PERSONALE, NON HANNO RITENUTO OPPORTUNO INTERVENIRE NEL MERITO.
NOI ABBIAMO RITENUTO INDISPENSABILE INTERVENIRE EVITANDO TRAGICI EPILOGHI.
CI AUGURIAMO CHE ALMENO QUESTA VOLTA IL NOSTRO CAPO DELLA POLIZIA INTERVENGA STIGMATIZZANDO SIMILI COMPORTAMENTI GESTIONALI.
giovedì 13 novembre 2008
SEMPRE LE STESSE CAUSE
Poligono, indagine sugli impianti
Dopo lo scoppio tecnici di vigili e Carabinieri verificano le strutture di aerazione
link
sabato 8 novembre 2008
SFOGHI....
Apprendo su un forum specialistico che il presidente della UTIS (che è l'ente che dovrebbe , e che doveva , garantire la sicurezza del poligono di tiro) ha mandato una comunicazione dove esprime solidarieta e offre aiuto alle vittime del rogo di Pordenone .
Come ho segnalato nel forum non posso non pensare al fatto che a noi non è mai arrivato nessun messaggio ne di cordoglio ne di solidarietà . Quello che ci rimane dopo l'incidente è tanta solitudine e senso di abbandono da parte delle istituzioni che avrebbero dovuto vigilare e garantire la sicurezza di quel posto.
Qui la copia della comunicazione....
giovedì 6 novembre 2008
mercoledì 5 novembre 2008
Articolo GAZZETTINO di PORDENONE
LA TESTIMONIANZA |
«Pistoia come Pordenone, così mio padre ha perso la vita» |
Era il 24 luglio, poco più di tre mesi fa. Nel poligono di Pistoia Riccardo Tarlati, 60 anni, appassionato cacciatore e fotografo professionista, stava provando la sua carabina. Tarava il cannocchiale in vista della caccia di selezione autorizzata e necessaria per abbattere alcuni ungulati. Quello che è successo poi è stato simile a quando accaduto l'altro giorno in via Tiro a Segno a Pordenone con un epilogo, però, ancora più tragico. Prima una piccola esplosione, poi la grande fiammata che in un attimo ha avvolto la sala concentrandosi in particolare sulle cabine che isolano i tiratori e sui pannelli fonoassorbenti. Nelle pedane di tiro c'erano alcune persone che sono riuscite ad uscire, compreso il direttore che stava sorvegliando l'attività. Qualcuno ha cercato di utilizzare l'estintore, ma ha desistito quasi subito. Tarlati, invece, è rimastointrappolatotra le fiamme. Ha cercato riparo in fondo alla sala avvicinandosi ad una finestrella. È riuscito a gettare all'aperto la carabina che nel frattempo aveva recuperato, ma subito dopo, intossicato dal fumo, si è accasciato a terra ed è stato raggiunto dal fuoco. Immagini terrificanti che sono state riprese dalla telecamere interna installata per ragioni di sicurezza. Anche in quella occasione, come è accaduto a Pordenone, l'incendio è quasi certamente da imputare a una scintilla che ha incendiato le polveri residue che avevanoavvolto la sala. A differenza della Procura di Pordenone quella di Pistoia ha indagato quattro persone: il presidente del poligono, il custode che aveva in carico le pulizie della struttura, un tiratore che era presente e che con l'ultimo sparo avrebbe innescato inconsapevolmente il fuoco e il direttore di tiro che era in sala. Non è tutto. Nelle settimane scorse la magistratura pistoiese ha affidato la perizia ad un tecnico, Paride Minervini, uno dei massimi esperti italiani nel settore balistico e di esplosivi. Sua la consulenza sulla morte dei Nicola Calipari e impegnato anche, come consulente di parte, per il tragico caso del tifoso laziale Gabriele Sandri ucciso da un colpo di pistola nella piazzola autostradale di Arezzo. «Stiamo aspettando l'esito della perizia - ha spiegato ieri Andrea Tarlati, figlio dell'uomo - e quindi sulla vicenda strettamente legata all'inchiesta preferirei non parlare. Quello che mi sento di dire, invece, è che fatti del genere non sono episodici, anzi, capitano molto più spesso di quanto si possa immaginare. Tre anni fa a Prato è accaduta la stessa cosa e mi pare di ricordare che anche a Firenze è avvenuto un fatto simile. Se non sbaglio anche in Friuli Venezia Giulia è già accaduto. A Gorizia. Sono vicino ai feriti dell'incendio di Pordenone, così come sono solidale con i loro familiari e con il dolore che stanno provando. Io ne so qualcosa. Mio padre è morto». Uno dei quesiti che la procura di Pistoia ha chiesto di esplicitare al perito è legato alla pulizia dellepolveri che si depositano a terra e in tutti i pannelli che rivestono la sala tiro. Su questo fronte si è appreso che esiste una direttiva del Genio Militare, non vincolante, ma che indica la tecnica per togliere i residui di polvere. L'intera sala dovrebbe essere pulita ogni mattina prima dell'apertura e ogni sera prima della chiusura. Ogni 15 giorni labonifica dovrebbe avvenire con una impresa specializzata. A Pistoia usavano una idropulitrice, in altri poligoni un particolare aspirapolvere. Come veniva pulita la sala tiro di Pordenone sarà senza dubbio uno dei punti nodali dell'inchiesta. Loris Del Frate |
domenica 2 novembre 2008
INCIDENTE DI PORDENONE
Scoppio al poligono:
4 feriti a Pordenone
di Mamuela Boschian
PORDENONE. Quattro persone ustionate, delle quali una in maniera grave: è il bilancio dell’esplosione e del conseguente incendio verificatisi nel pomeriggio di ieri al Tiro a segno di Pordenone, posto in Comina alla fine dell’omonima strada chiusa. I feriti sono il direttore di tiro Ettore Mei, 60 anni, di Pordenone; Liano Grizzo, 45 anni, di Montereale Valcellina; Daniele Moras, 39 anni, di Sacile; Fernando Toffolo, 50 anni, di Fontanafredda.
Il più grave è quest’ultimo, portato in prima battuta, così come gli altri, all’ospedale di Pordenone e successivamente trasferito all’ospedale Borgo Trento di Verona. Disposto in serata anche il trasferimento degli altri tre pazienti tra i nosocomi di Parma e Padova.
Secondo i primi accertamenti dei vigili del fuoco, le cause dell’e splosione sono da considerarsi accidentali, ma come e perché sia potuto succedere, al momento non è affatto chiaro. Di certo si sa che tutto era filato liscio sino alle 17 di ieri.
Da dire che il Tiro a segno - che da una parte chiude l’omonima via e dall’altra si affaccia su vial d’Aviano - è composto da due fabbricati in muratura paralleli tra loro. Il più vicino alla strada ospita gli uffici e l’alloggio della custode, mentre in quello più arretrato trovano spazio i poligoni e i servizi igienici. Al pianterreno si esercitano appassionati e atleti che utilizzano fucili e pistole ad aria compressa, mentre nell’i nterrato c’è l’area riservata alle armi da fuoco di grosso calibro. Ed è stato proprio in quel locale, ampio circa 150 metri quadrati, che si è verificato il gravissimo episodio.
In pratica, per capirci, si tratta di uno stanzone suddiviso in sei corridoi lunghi 15 metri, all’inizio di ognuno dei quali si trovano le cabine per la linea di tiro. In quel momento, delle sei cabine - una viene solitamente lasciata libera per consentire di raggiungere i tabelloni - ne erano occupate quattro. Tutto è filato via tranquillo, sino a che al piano superiore, dove un’istruttrice stava allenando tre ragazzini, si è sentito un gran botto.
Ma non è stato quello, a far schizzare fuori le persone, bensì le grida che ne sono immediatamente seguite e la nuvola di fumo nero che si è subito levata. Non ci sono stati né boati, nè vetri in frantumi, né fiamme visibili dall’esterno, ma il risultato è stato ugualmente devastante.
Tre dei quattro tiratori sono riusciti a guadagnare l’uscita da soli, immediatamente aiutati da alcuni soci a liberarsi da cartuccere e abiti bruciati. Il quarto, ovvero Fernando Toffolo, è stato raggiunto e portato fuori dai vigili del fuoco, muniti di autoprotettori e attesi sullo spiazzo dai sanitari del 118.
Dopo di che, nel buio cortile illuminato dalle fotoelettriche dei pompieri, si è radunata una folla. Cessato l’andirivieni delle ambulanze, sono cominciati gli accertamenti da parte di vigili del fuoco e carabinieri, impegnati, questi ultimi, anche a tenere a distanza soci del Tiro a segno e residenti chiamati fuori da fumo, sirene e lampeggianti. Sul momento, ignorando la causa dello scoppio e dell’incendio, si temeva, infatti, che potesse accadere qualcos’altro.
Ma il peggio, purtroppo, era già successo: quattro persone le cui ustioni hanno indotto i sanitari pordenonesi, già nel tardo pomeriggio di ieri, a disporne il trasferimento nei Centri specializzati di Verona, Padova e Parma. Mentre Fernando Toffolo è stato portato al Centro ustioni di Parma, Liano Grizzo è stato trasferito in quello di Verona Borgo Trento, Daniele Moras al “ Niguarda” di Milano ed Ettore Mei al Centro ustioni di Padova.
sabato 1 novembre 2008
STAMPA
Si scava tra le macerie
Pordenone, esplosione al poligono
di tiro: almeno cinque feriti
Soccorsi già arrivati sul luogo. Le persone ricoverate in ospedale sono in gravi condizioni
PORDENONE - Una violenta esplosione è stata sentita provenire, intorno alle 17, da un poligono di tiro situato nella zona Nord di Pordenone. Cinque persone - a quanto si è appreso - sono rimaste ferite gravemente e sono state ricoverate all'ospedale di Pordenone. Si teme che vi siano anche delle vittime sotto le macerie. Sul posto stanno operando i Vigili del fuoco, insieme a Carabinieri, Polizia e sanitari del 118.
01 novembre 2008
http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_01/pordenone_esplosione_poligono_feriti_3811f2f8-a839-11dd-8f5c-00144f02aabc.shtml
INUTILE....
2 anni fa un morto e due feriti al poligono di Prato , poco prima un altro incendio in un altro poligono toscano.Il 24 luglio a Pistoia c'è scappato il morto come scrive in un articolo EDOARDO MORI (http://www.earmi.it/varie/espresso.htm) pubblicato su una rivista specialistica.Oggi 5 feriti a Pordenone in un incidente di cui so poco ma mi basta per capire che è inutile sperare che con questo sistema cambino le cose. Si continua a morire nei poligoni di tiro senza che nessuno ci metta una pezza...
lunedì 27 ottobre 2008
Faccine
Cosa c'entrano le faccine con questo blog? Eppure le ho usate anche io ,forse anche oggi in qualche email o sms .
E' che girovagando nei forum , nei newsgroup specialistici (it.hobby.armi e it.hobby.armi.moderato) mi imbatto in alcuni messaggi dove queste faccine vengono usate in abbondanza in messaggi dove si consigliano fucili da guerra (armi che forse hanno anche ucciso in guerre passate) da chi ,secondo me , potrebbe almeno evitare di mostrare questo stato d'animo cosi giulivo.....
Boh...sarà che tre mesi bastano ed avanzano a cancellare le lacrime...
venerdì 17 ottobre 2008
giovedì 2 ottobre 2008
AMICI
Un bacino forte forte Riccardo. Non ti dimenticheremo mai.
Viola."
http://violaferroni.blogspot.com/2008_07_01_archive.html
giovedì 25 settembre 2008
RASSEGNA STAMPA 4
Dopo il tragico incendio:"Pronto a lasciare la guida"
Non si dà pace il presidente del poligono dove ha perso tragicamente la vita il fotografo Riccardo Tarlati. Daniele Cecchi, presidenete del Tiro a segno nazionale non esclude le dimissioni: "Mi chiedo se ha ancora senso continuare"Pistoia, 29 luglio 2008 - La tragedia al Tiro a segno nazionale di via dei Macelli lo ha provato oltremisura. Daniele Cecchi - 37 anni, sposato, due figli, artigiano (gestisce con il padre Silvano un’officina meccanica di riparazioni auto nella zona industriale di Sant’Agostino) - è il presidente del circolo da due anni. La morte del fotografo Riccardo Tarlati, il tragico modo in cui è avvenuta, lo ha gettato in uno stato di depressione. Giorno e notte non riesce a darsi pace e nella mente ancora frastornata dalla tragedia comincia a farsi strada l’idea di dimettersi. "E’ ancora presto per prendere una simile decisione, ma mi sto chiedendo se abbia ancora un senso continuare. Colpe, sinceramente, non credo di averne, al poligono era tutto a posto, ma è morta una persona. E allora continuo a chiedermi se vale la pena di continuare a fare il dirigente. Mi piacerebbe tornare a praticare questo sport a livello agonistico".
Cecchi, quando è accaduta la disgrazia lei si trovava a Londra. Come mai?
"Da cinque anni seguo, come meccanico responsabile della Chevrolet, le corse su pista e quindi sono continuamente in giro per il mondo. Mi ha informato per telefono il segretario Panerai. Sono rimasto di ghiaccio e sono subito partito per Pistoia".
Come si difende il suo circolo da eventuali responsabilità?
"Abbiamo incaricato gli avvocati Andrea Niccolai e Cecilia Turco di tutelare il circolo e di assistere i quattro, me compreso, che hanno ricevuto l’avviso di garanzia. In questo momento non ho niente da dire".
Da quanti anni è presidente del Tiro a segno nazionale?
"Sono entrato come socio nel 1984. Sono stato un tiratore sportivo di buon livello fino al 1991, quando decisi di lasciare questo sport. Sono tornato al ‘Tiro’ nel 2000. Nel 2005 ci sono state nuove elezioni in seguito alle dimissioni del presidente Panerai e i soci hanno eletto me alla presidenza. Era l’agosto del 2006".
Il Tiro a segno è nato nel 1882, quindi ha 126 anni. E’ una delle associazione più antiche della città, se non della Toscana. In passato erano mai accaduti episodi così tragici o anche meno gravi?
"Da quando sono socio mai, nemmeno uno di lieve entità".
Quanti soci ha il Tiro a segno?
"I soci volontari sono 280, quelli obbligati 500".
Chi sono i soci obbligati?
"Le forze dell’ordine, i vigili urbani, le guardie giurate, cioè tutti coloro che, per lavoro, portano un’arma e quindi devono fare periodicamente dei corsi di aggiornamento".
Può dirci qual è il bilancio del circolo?
"Le entrate raggiungono i centomila euro, i costi si aggirano sugli ottantacinquemila, per cui c’è un utile di bilancio di circa quindicimila euro".
Le entrate da cosa derivano?
"Dalle quote di iscrizione dei soci, dall’affitto di armi, munizioni, linee di tiro e dai corsi di tiro".
Come investe le entrate, o meglio l’utile annuale, il circolo?
"Per ristrutturare l’impianto, per tenerlo conforme alle leggi sulla sicurezza, per renderlo sicuro al cento per cento. Stavamo completando una palestra di tiro, che comportava una spesa di 50mila euro. E’ un progetto al quale tenevo molto. Il consiglio ha approvato la sua realizzazione per venire incontro alle esigenze soprattutto dei giovani. Noi dirigenti togliamo ore al nostro tempo libero per passione, la nostra è un’attività di volontariato, come da statuto. Se c’è un utile d’esercizio, non viene ripartito, ma investito nel circolo stesso per migliorarne le strutture".
Qualcuno ha detto che il Tiro a segno fa poco sport rispetto al passato.
"Abbiamo Marco Maccioni che è campione italiano in carica di tiro ex ordinanza, Francesco Gaggioli che è campione italiano di carabina libera e cinque atleti che parteciperanno ai campionati italiani Juniores e Seniores. Dire che facciamo poco sport è una bugia. E poi, ci sono anni in cui sono pochi gli atleti che emergono. Tuttavia il circolo offre ai soci tutto il supporto necessario. Vorrei anche fare un’altra precisazione".
Dica pure.
"I tiratori che fanno agonistica e partecipano alle competizioni regionali e nazionali non sostengono alcun costo. Le linee di tiro e le munizioni sono gratuite, idem le attrezzature come armi e abbigliamento, come pure sono gratis le spese per le trasferte. Vorrei anche far notare che siamo in trattativa con il Comune per cedere 2000 metri quadri di terreno da destinare ad area verde, per il bene della collettività pistoiese. Purtroppo, tutta questa attività ha subìto un colpo durissimo, mortale. In questo momento di grande dolore, mi sento di essere molto vicino alla famiglia di Riccardo Tarlati".
mercoledì 24 settembre 2008
RASSEGNA STAMPA 3
L'esperto della Procura al lavoro
Sulla tragedia del poligono di via dei Macelli, dove tra le fiamme ha perso la vita il fotografo pistoiese Riccardo Tarlati, sono al via le indagini della magistratura. Al lavoro per la consulenza tecnica Paride Minervini, uno dei massimi esperti italiani nel settore balistico ed esplosivi. Sua anche la consulenza sulla morte di Calipari
Pistoia, 2 settembre 2008 - A quaranta giorni dalla spaventosa tragedia del poligono di via dei Macelli, diventato trappola senza scampo di fiamme e di fumo per il fotografo pistoiese Riccardo Tarlati, le indagini della magistratura vedono, nella giornata di oggi, la partenza del lungo viaggio giudiziario verso la verità, verso la ricostruzione di questo tragico evento, senza precedenti nella nostra città, e verso la risposta alla più cruciale delle domande: la morte di Riccardo poteva essere evitata? Oggi, a mezzogiorno, il magistrato inquirente, sostituto procuratore della Repubblica Emiliano Raganella, conferirà l’incarico per la consulenza tecnica, qui atto irripetibile, all’esperto. Si tratta di Paride Minervini, ex ufficiale della Folgore, e ritenuto uno dei massimi esperti italiani nel settore balistico ed esplosivi: sue le consulenze sulla morte del funzionario del Sismi, Nicola Calipari, sulla morte della studentessa Marta Russo e, più recentemente, per la difesa, sulla tragica morte del tifoso laziale Gabriele Sandri nella piazzola autostradale ad Arezzo.
La procura si attende da questa consulenza la massima precisione e per il capitano Minervini il magistrato, a quanto pare, avrebbe predisposto un lungo e articolato quesito che gli sarà consegnato questa mattina. All’esperto quindi il compito di ricostruire la dinamica dell’evento e se poteva essere impedito e se, conseguentemente, poteva essere scongiurata la tragica fine di Tarlati. Quel terribile pomeriggio del 24 luglio scorso, come si ricorderà, Riccardo Tarlati, 60 anni, che aveva il suo studio fotografico in Porta Lucchese, era impegnato al poligono di tiro nella taratura della sua carabina, in previsione di alcuni abbattimenti selettivi di ungulati. All’improvviso scoppiò un incendio che costrinse tutti i tiratori alla fuga. Le fiamme si svilupparono rapidamente attaccando il materiale per l’insonorizzazione. Per Riccardo fu fatale il tentativo di recuperare la sua carabina, scioccante sequenza che è stata ripresa, come è noto, dalla telecamere per la sorveglianza interna del poligono. Non riuscì a varcare le fiamme e tentò inutilmente di uscire da una delle finestrelle di tiro. Non ce la fece e il fumo lo avvolse in una nuvola mortale, soffocandolo.
Stamani il conferimento dell’incarico a Minervini avverrà alla presenza dei legali dei quattro indagati: l’avvocato Andrea Niccolai per il presidente del tiro a segno, Daniele Cecchi, e per il direttore di tiro, Carlo Rocchi; l’avvocato Cecilia Turco per il custode e addetto alle pulizie Paolo Banci e l’avvocato Andrea Mitresi per il tiratore Marco Maccioni. Stamani saranno quindi nominati anche i consulenti scelti dal pool dei difensori: il professor Renato Porta, docente del Politecnico di Milano, per quanto riguarda gli aspetti relativi all’incendio e Paolo Romanini, esperto balistico di Parma. La famiglia di Riccardo Tarlati sarà presente con i propri legali di parte civile, gli avvocati Laura e Luca Innocenti. Il sopralluogo dovrebbe cominciare oggi, subito dopo il conferimento dell’incarico.
RASSEGNA STAMPA 2
Muore 60enne prigioniero del rogo
E' rimasto bloccato tra le fiamme nel gabbiotto del tiro del poligono di Pistoia. Riccardo Tarlati, 60 anni, ha cercato disperatamemnte di uscire dalla feritoia, ma l'incendio non gli ha lasciato scampo
Pistoia 25 luglio - Ha cercato riparo verso la feritoia dalla quale passano i proiettili per raggiungere il bersaglio, cento metri più in là. Guadagnato il pertugio, ha gettato la carabina all’esterno, ma non ce l’ha fatta a scavalcare. Il fumo lo ha stordito, poi le fiamme lo hanno raggiunto e non c’è stato nulla da fare per Riccardo Tarlati, sessant’anni, fotografo professionista e cacciatore per hobby.Ieri pomeriggio nell’impianto del Tiro a Segno Nazionale, glorioso sodalizio della Pistoia sportiva fondato nel 1880, Tarlati stava sparando per tarare il binocolo della carabina con la quale fra qualche settimana avrebbe cacciato gli ungulati che gli era stato concesso di abbattere. Si trovava sulla terza delle quattro linee del poligono quando nella prima, quella più prossima all’uscita, è divampato un incendio che si è propagato velocemente malgrado le pareti fossero rivestite di materiale fonoassorbente e ignifugo.
"In quindici secondi le fiamme hanno avvolto tutto - è la testimonianza di Carlo Rocchi, consigliere del Tiro a Segno Nazionale, che stava apprestandosi ad entrare nella linea 2 accanto a quella in cui è morto Tarlati -. Maccioni, che occupava la prima linea, quella andata a fuoco, mi ha gridato qualcosa. Ho raggiunto l’estintore, ma non mi è rimasto altro che scappar via. A fuggire è riuscito anche a Rinaldo Spinicci, 60 anni, che occupava la linea 4, quella più lontana dall’uscita: è passato di corsa fra le fiamme, la maglietta ha preso fuoco provocandogli ustioni alla schiena. Niente di grave in confronto a quel che è accaduto a Tarlati, rimasto imprigionato fra fumo troppo denso, fiamme troppo alte e una finestra troppo piccola. Ma com’è possibile che in un impianto sportivo in cui la sicurezza è il primo comandamento, sia divampato un incendio? La causa più probabile è la polvere da sparo che si sarebbe depositata, sottile e impercettibile sulle pareti, un colpo dietro l’altro. Sarebbe bastato uno sparo assieme all’elevatissima temperatura del pomeriggio di solleone a provocare la scintilla. Carlo Rocchi però non ci crede: "La manutenzione è all’ordine del giorno. L’impresa effettua costantemente il lavaggio delle pareti con l’idropulitrice. Basti pensare che in una delle linee, fra umidità e luce ridotta è nato e un bel fungo. Impossibile che spuntasse in un ambiente secco".
Franco Granai, consigliere della Federazione tiro a segno, giunto da Firenze alla notizia della disgrazia sottolinea l’impegno per la sicurezza. "Dopo la morte del custode del poligono di Galceti a Prato nel 2006, provocata da un incendio, l’attenzione è massima in tutti i circoli, anche se paradossalmente la casistica riporta un maggior numero di incidenti di questo tipo che non provocati dall’uso delle armi". Il sostituto procuratore Emiliano Raganella attende l’esito delle analisi da parte dei vigili del fuoco e soprattutto l’esame delle riprese delle telecamere a circuito chiuso del poligono nel quale si addestrano anche le forze dell’ordine. Intanto Andrea Tarlati, figlio della vittima, arrivato con ancora addosso la tuta che usa nel suo lavoro di meccanico, si dispera: "Non è possibile morire brucuati mentre ci si sta divertendo. Qualcuno deve spiegare perché. E qualcuno risponderà".
RASSEGNA STAMPA 1
Indagati, primi passi della difesa
Tante le testimonianze della comunità
Al via i colloqui dei quattro indagati per il tragico rogo al poligono in cui ha perso la vita il 60enne Riccardo Tarlati Toccanti le testimonianze della comunità in ricordo del fotografo pistoiesePistoia, 28 luglio 2008 - A quattro giorni dal tragico rogo al poligono dove ha perso la vita, soffocato dal fumo, il fotografo pistoiese Riccardo Tarlati, cominceranno oggi i colloqui dei quattro indagati con i loro avvocati. A difendere il presidente del tiro a segno nazionale, Daniele Cecchi, il custode Paolo Banci, il direttore di tiro Carlo Rocchi e il tiratore Marco Maccioni, sono gli avvocati Andrea Niccolai e Cecilia Turco del foro di Pistoia. Uno dei primi passi sarà la nomina di un consulente dopo l’autopsia, la scelta potrebbe cadere sul patologo fiorentino Edoardo Franchi. "Seguiremo gli sviluppi della consulenza del pm - ci ha detto ieri l’avvocato Niccolai -. Tutta la dinamica dei fatti deve essere chiarita e il filmato potrà contribuire. Sarà importante capire perchè il fuoco è partito e la quantità e il perchè della presenza dei residui di polvere. Certo è che tutte le persone indagate sono profondamente dispiaciute di fronte a questa tragedia che si è verificata in un’associazione che in fondo si dedica allo sport".
E’ atteso per il primo pomeriggio di oggi il ritorno a pistoia della salma di Tarlati. Da oggi quindi chi desidera rendere omaggio al feretro potrà farlo nelle Cappelle del Commiato della Misericordia, in via del Can Bianco. Domani, alle 16, nella chiesa dell Misericordia, sarà celebrata la messa funebre. Questa tragedia sta commuovendo profondamente tutta la città e ogni giorno arrivano testimonianze sulle tracce che Riccardo ha saputo lasciare nella comunità pistoiese. Fra queste la lettera della presidente dell’associazione 'Solidarietà e Rinnovamento', Angela Nisticò, commossa per il pensiero della famiglia Tarlati, che ha chiesto di destinare al gruppo che da moltissimi anni si occupa dei ragazzi colpiti da disagio psichico e delle loro famiglie, tutte le offerte in memoria di Riccardo. "Ringraziamo - scrive Angela - la famiglia Tarlati per il gesto che ha voluto rivolgere nei nostri confronti dopo la morte del nostro caro Riccardo. Vogliamo esternare il nostro grande dolore e quanto siamo vicini a loro tutti. Riccardo ci mancherà tanto e ci mancheranno le parole d’insegnamento ai 'nostri ragazzi'. Uno dei suoi allievi, nel conoscere l’atroce realtà, ha detto : '...e ora chi ci insegnerà...'. In queste poche parole è racchiusa la tanta disponibilità che aveva nei confronti dei più deboli. Chi lo ha conosciuto lo potrà ben confermare. Siamo ulteriormente commossi perchè ha voluto pensare a noi anche dopo la sua partenza. Ciao Riccardo, a ben rivederci". (Per le donazioni ricordiamo il codice corretto Iban che è: IT80 U062 6013 8000 0000 2465 C00).
Riccardo Tarlati era un riferimento importante anche per l'Associazione Sub Pistoia. "I soci e gli amici - scrive il presidente Alessandro Bujani - porgono le loro più sentite condoglianze alla famiglia di Riccardo che per moltissimi anni, è stato persona fondamentale per il Club. Istruttore di nuoto-acquaticità, apnea e subacquea presso l'associazione e bravissimo fotografo sub, amico ed esempio per tutti i soci. Fotografo ufficiale di tutte le manifestazioni. Sempre pronto a consigliare attrezzature e tecniche per andare sott'acqua a fare fotografie o filmati. Come lui anche il figlio Andrea, sempre pieno di iniziative e aggiornatissimo. I trecento soci del Sub Pistoia con lo staff istruttori e il consiglio cirettivo, porgono di cuore un ultimo saluto a Riccardo Tarlati".
http://lanazione.ilsole24ore.com/pistoia/2008/07/28/107608-indagati_primi_passi_della_difesa.shtml
rassegna stampa
26/07/2008 - Sviluppi nelle indagini del rogo del tiro a segno. Quattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l' ipotesi di omicidio colposo per la morte di Riccardo Tarlati, il fotografo sessantenne residente nel comune di Serravalle Pistoiese, che mercoledi' scorso e' morto nell'incendio avvenuto al poligono del tiro a segno nazionale. Su iniziativa del sostituto procuratore della Repubblica Emiliano Raganella sono stati indagati Daniele Cecchi, presidente del Tiro a Segno Nazionale, Carlo Rocchi, istruttore e direttore di tiro, Marco Maccioni, che stava occupando la linea 1 del poligono da cui si sono sprigionate le fiamme e Paolo Banci, custode e addetto alla pulizia dell'impianto. Rocchi e Banci sono membri del consiglio direttivo dell'associazione Tiro a Segno Nazionale, mentre Maccioni ne e' proboviro. Secondo quanto appreso, l'iscrizione dei quattro indagati rappresenta un atto dovuto. In qualita' di indagati i quattro potranno incaricare propri consulenti di assistere alle attivita' probatorie che saranno attivate per ricostruire la dinamica del fatto. http://www.toscanatv.com/leggi_news?idnews=NL082955 |
DUE MESI
La mamma sono andato a prenderla io al negozio , dopo una corsa di svariati km fatta sperando di trovarti ferito ma vivo , con le lacrime agli occhi ma con la certezza che non era successo niente di grave perchè al poligono non poteva succedere niente di grave. Quando però siamo arrivati la poligono abbiamo subito capito che non c'eri più.
Li per li non ho provato che rabbia , rabbia per non averti salutato come si deve e rabbia nei confronti di tutti quelli che erano li che si davano da fare che correvano e che chiaccheravano inutilmente.
Due ore ci hanno fatto attendere , senza dirci niente senza farci capire cosa era successo. Ho dovuto litigare , puntare i piedi e gridare per vederti , per sapere che era vero che tu non c'eri più. Eri li supino , con le mani sul volto in quell'inferno carbonizzato.Non dimenticherò mai quell'odore dolciastro ,di cenere bagnata e che è rimasto anche sui tuoi effetti personali.Cosa è successo? Quanto hai sofferto e quanto è durata quell'agonia? Perchè a te che eri una buona persona? Perchè non una morte dolce e serena , se veramente quello era il tuo giorno?
MI DIVERTO DA MORIRE
Quanto volte raccontando al telefono le nostre vacanze o un episodio piacevole abbiamo usato questa espressione ? Ebbene a me è successo veramente e se sono qui a raccontarlo è solo perchè un giorno sono andato a divertirmi e non sono più tornato a casa. Se posso esprimere questo pensiero è soltanto grazie alla tecnologia e a qualcuno che si prende la briga di scrivere per me.
Se non l'avete ancora capito sono morto.
Chi sono? o chi ero?
Mi chiamo Riccardo Tarlati e fra poco avrei compiuto 60 anni. Tutto andava bene , anzi benissimo. Avevo da poco aperto un piccolo studio fotografico , facevo il fotografo ed ero anche bravino a quanto si dice in giro.Gli affari andavano bene . Ero diventato nonno da pochi mesi e questa era una delle gioie più belle che avessi mai provato. Avevo tanti piani per il mio nipotino....cose serie tipo portarlo a pescare o a giro per i boschi , fargli conoscere le bellezze della natura e portarlo al mare . Poi le moto anche se i genitori non sarebbero stati molto d'accordo! Insomma stavo veramente bene a tal punto che avevo comprato un camper per andarmene in vacanza con mia moglie Daniela e la mia stellina , un cane eccezionale.
Però...il 24 luglio 2008 avevo un appuntamento di quelli che non si può mancare. E li è finito tutto.
p.s.: passo la palla ad Andrea , mio figlio , perchè scrivere da dove sono io è oltremodo faticoso e perchè ,purtroppo per lui , un sacco di cose in più da raccontare su quello che è successo....e che sta succendendo.